lunedì 3 agosto 2009

Zoes: il social network sostenibile


Lunedì. Non uno come tanti. Il primo del mese di agosto e io sono ancora in ufficio. Sfoglio la rassegna stampa, perchè ogni tanto ci si può concedere il lusso di farlo a inizio settimana anziché al venerdì e mi cade l'occhio su un articolo in cui si parla di Zoes.

Un progetto di Fondazione culturale responsabilità etica e Fondazione sistema Toscana in collaborazione col Politecnico di Milano.

Il primo social network ispirato alla sostenibilità che mi venga in mente, creato cioè per costruire una rete di contatti, condividere progetti e informazioni, mettere a disposizione degli altri le proprie conoscenze, crearsi un profilo di sostenibilità in base a modalità di acquisto, caratteristiche della propria abitazione e comportamenti quotidiani. Il tutto appunto in chiave sostenibile.

Non ho resistito e mi sono creata un account per vedere come funziona, al di là della recensione giornalistica.

Molto ricca la sezione "Zoes informa" dedicata cioè ai contenuti che gli stessi partecipanti al social network mettono a disposizione, potendo scegliere tra dieci canali tematici.

Cosa interessante, quella della condivisione della cultura, non solo per appassionati e studenti, ma anche e soprattutto per aziende, enti e fondazioni che possono eventualmente associarsi e diventare partner dell'iniziativa. A tutto vantaggio dei propri progetti e della propria visibilità. Al momento infatti tra i "partner segnalatori" figurano AAM Terranuova, Banca Etica, Legambiente, e tanti altri..

Interessante, sempre per le aziende, è il fatto che il social network sia aperto ad ospitare campagne pubblicitarie online e quindi possa di fatto diventare un punto di contatto col proprio pubblico di potenziali (e in questo caso molto interessati) utenti target.

Sempre sul piano del marketing, Zoes è anche un mini portale di e-commerce, ancora agli albori, nel senso che le categorie merceologiche ci sono, ma l'assortimento dovrà crescere e di tanto per diventare competitivo.

Per ora però resta una bella idea, nel panorama dei libri di facce e dei network di pettegolezzi.